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Marco Rossato, premio SEIF 2024: “Ciò che voglio è dare agli altri la stessa pace che fa sentire a me la barca a vela”

Primo navigatore paraplegico ad aver circumnavigato l’Italia in solitaria, porta avanti progetti e iniziative volte ad abbattere le barriere architettoniche e a diffondere una cultura della vita in mare

Del 11 Luglio 2024

Di Angela Iantosca

Qualche giorno fa ha ricevuto il Premio SEIF, istituito dalla Fondazione Acqua dell’Elba. Per il suo impegno, per essere stato il primo navigatore paraplegico ad aver circumnavigato l’Italia in solitaria, per la sua capacità di includere. Ma anche, aggiungerei, di creare ambienti “sicuri, protetti e confortevoli”, tre parole che ama molto Marco Rossato e che, soprattutto, si ritrovano nelle sue scelte, nella sua generosità e in quella positività che gli fa dire “sono fortunato”.

Ma chi è Marco Rossato?

“Un orso di montagna che a 24 anni ha scoperto di amare il mare. È capitato per caso. Io sono veneto e sono molto legato alle mie terre, prediligendo sempre le alture, anche grazie a due nonni che amavano camminare. A questo si aggiunge che sono uno Scorpione, quindi per natura mi piace stare da solo e la montagna mi ha sempre aiutato indubbiamente ad esprimere questo mio essere. Tanto che d’estate, appena racimolavo qualche lira, correvo in montagna e sparivo per giorni da casa dei miei! Poi, un amico che aveva prenotato un viaggio ai Caraibi, ma che non poteva più partire, un giorno mi ha ceduto il suo biglietto: ho fatto il passaporto velocemente e sono andato incontro a questa avventura, evitando, ovviamente, la vita del villaggio turistico che non ha mai fatto per me e andando a scoprire l’autenticità di quei luoghi sulla spiaggia”.

È bastato stare lì qualche ora, perché Marco stringesse amicizia con i ragazzi del posto.

“Non ci hanno pensato due volte i ragazzi cubani conosciuti da poche ore a offrirmi di salire con loro in barca per aiutarli con i turisti! È lì che mi sono innamorato di quella massa di acqua e so anche cosa mi ha fatto innamorare: il movimento ondulatorio del catamarano che, pur innalzandosi di dieci metri e poi riadagiandosi nel mare, tanto da bagnarmi i piedi, si muoveva con una tale dolcezza da non uscirmi più dalla testa! Ero incantato e sento di esserlo anche ora mentre te lo racconto. È stato talmente forte, ipnotico direi che, tornando a casa, pur nella consapevolezza di non sapere nulla di vela, mi sono posto l’obiettivo di tornare lì in barca a vela un giorno da solo”.

Un sogno che hai dovuto rimandare. Perché nel 2001, a 27 anni, hai avuto un incidente con la moto che ha stravolto la tua vita.

“Penso di essere un po’ atipico: l’incidente non mi ha toccato. Forse perché i miei genitori mi hanno sempre educato ad arrangiarmi: quando ero ragazzo, mi svegliavano buttandomi l’acqua fredda in faccia! Da fuori sembra la crescita di un bambino troppo forte, invece ti assicuro che mi è servito tantissimo. Per l’incidete sono stato 4 mesi in ospedale, ma in quel periodo mi guardavo e pensavo: “Vabbè muovo le braccia, va bene…”. E sai qual era l’unica cosa a cui pensavo? A trovare una scuola di vela per raggiungere il sogno di tornare un giorno in barca a vela ai Caraibi!”.

Un amore totale quello per il mare che ti ha portato, poi, alla scelta estrema di vivere in barca.

“Facendo ricerche ho trovato la Scuola Vela e di Navigazione Sabaudia (in provincia di Latina). Qui mi accoglie il presidente Luigi Zambon e sullo Sloop Sabaudia Prima, completamente accessibile e conducibile anche da una persona in carrozzina, imparo a navigare. E’ stato un incontro bellissimo per me quello con Luigi che è stato come un padre. Come la sua compagna Gabriella Assenza è per me ancora una madre, un’amica, una confidente. Quando Luigi se n’è andato, nel 2019, mi ha lasciato il suo Tornavento, come voleva lui e come mi aveva detto pochi giorni prima andarsene. Era la prima barca che aveva realizzato lui nel 1997 adatta a chi ha difficoltà e il suo sogno era che fosse rimessa in mare”.

Ma poiché non era più possibile restare a Sabaudia, nel lago di Paola, l’hai portata a Viareggio, dove si trova la tua base e dove ancora oggi fai vela.

“L’ho curata, sistemata ed è diventata la mia casa. Ricordo che a Luigi dicevo sempre che un giorno avrei fatto fare a Tornavento la circumnavigazione dell’Italia, partendo da Venezia, che oltre ad essere il capoluogo della mia regione (Marco è vicentino – ndr) era anche la città d’origine di Luigi, per poi arrivare a Sabaudia! Ma lui mi diceva sempre che non sarebbe stato mai possibile. E invece ce l’ho fatta! Dopo la scomparsa di Luigi, l’abbiamo restaurata: ci abbiamo impiegato 4 anni, ma l’abbiamo resa 100 per cento elettrica. Poi ho completato tutto, trasformando lo sloop a vela di 10 metri in una struttura totalmente accessibile e conducibile anche da una sola persona costretta all’uso della carrozzina e motorizzata elettrica, senza l’ausilio di generatori diesel, benzina o gas. A bordo di questa nuova Tornavento ho affrontato la sfida Giro d’Italia – Navigare Oltre I Limiti 2023 partendo da Venezia e toccando anche Genova, insieme a Igor Macera, anche lui in carrozzina”.

Un tour che è stata una sfida, come lo era stata quella del 2018 quando sei stato il primo velista paraplegico a compiere da solo la circumnavigazione dell’Italia a bordo di un Dragonfly 800: 1648 miglia in compagnia solo del fido Muttley. Ma nel 2023, alla sfida si è aggiunto un aspetto romantico: il tuo desiderio di omaggiare Luigi. Oggi Tornavento continua a navigare e offre l’opportunità gratuita a tutte le persone con disabilità di poter salire a bordo e vivere una giornata.

“Nella mia vita ho deciso di restituire al mondo della disabilità, a chi ha difficoltà, tutto quello che io ho ricevuto da tante persone, a cominciare da Luigi e Gabriella”.

A questo proposito, qualche anno fa hai dato vita all’associazione I Timonieri Sbandati ETS. Dove ti troviamo e cosa fai?

“Mi trovate al porto di Viareggio al Molo della Madonnina. Offro corsi di vela gratuiti a persone con disabilità. Nel caso di disabilità cognitive preferisco prevedere solo qualche ora in mare. Con le persone che hanno disabilità sensoriale (sordomuti o ciechi) o disabilità motorie faccio la giornata con me, in barca a vela o il corso di vela se me lo chiedono. La gratuità è fondamentale: questo non è il mio lavoro e non voglio lo sia. Ciò che voglio è dare agli altri la stessa pace che fa sentire a me, quella pace che sentivo in montagna. Poi, se dopo il corso, vogliono altro, posso anche indirizzarli o possono entrare a far parte della mia squadra. La mia più grande vittoria è far uscire le persone da casa: quando ho fatto questo mi sembra di aver fatto il mio”.

Nel futuro cosa c’è?

“Il mio sogno: il viaggio in barca a vela in solitaria. Perché da allora, cioè da quando avevo 24 anni, non sono più tornato dove ho giurato che sarei tornato. E questo nonostante abbia avuto delle opportunità: ho sempre detto di no, perché voglio che sia come l’ho desiderato dal primo giorno! Anche per questo navigo molto da solo, perché così facendo non smetto mai di imparare, di allenarmi, di esercitarmi e di mostrare che è possibile fare tutto questo da soli avendo una barca davvero accessibile. La disabilità è limitante laddove non ci sono le condizioni perché non lo sia. Ma per chi non frequenta il mondo della disabilità è difficile capire davvero quali siano le esigenze, cosa significhi essere autonomo e quanto sia importante l’autonomia di una persona disabile”.

Ma per il tuo lungo viaggio in solitaria prevedi un’altra barca?

“Tornavento riuscirebbe ad arrivare alla meta, ma non a tornare indietro. Problema che si potrebbe risolvere imbarcandola una volta arrivata. Ma la verità è che mi piacerebbe riportarla a Venezia e farla navigare in quelle acque, per Luigi! Per questo, per il mio viaggio, stiamo lavorando su un altro progetto: solo la barca costa un milione e mezzo. Sino ad ora posso dire di aver avuto la risposta positiva di tante realtà di produttori e leader del mercato della nautica che sono già disponibili a darmi supporto. Mi manca la risorsa più importante, ma spero di avere una risposta entro il mese. Se tutto va bene a gennaio si comincia a lavorare seriamente al sogno!”.

Come stiamo messi con l’accessibilità nei porti italiani, altro tema di cui ti occupi?

“20 anni fa c’erano gli amministratori dei porti che mi dicevano “non facciamo migliorie perché tanto non vengono i disabili”. E io gli rispondevo: “E’ ovvio che non vengono, i porti non sono accessibili”. Ecco, sono passati tanti anni e ora è tutto diverso. Ho girato 150 porti in Italia ho trovato difficoltà nel 10 per cento di essi, nel senso che in questi non potevo neanche scendere dalla barca! Beh, mi sembra un ottimo risultato. Tanti posti hanno notevolmente migliorato la situazione negli anni. Soprattutto negli ultimi cinque anni ho visto una grande apertura. E ora sto aiutando a fare lo stesso per i ciechi (tra l’altro in Italia ci sono 500 velisti ciechi), provando a far capire in generale a tutti che un ambiente senza barriere architettoniche o con passerelle che hanno pendenze non superiori all’8 per cento sono una miglioria per tutti, a cominciare dagli anziani… E se consideriamo che spesso a frequentare i porti sono gi over 70! A questo proposito sto lavorando al Marina4All, patrocinato da Confindustria Nautica Italiana. Abbiamo realizzato questo progetto di pontile che nasce attrezzato e stiamo coinvolgendo aziende della nautica perché ognuno contribuisca a creare ambienti sicuri, protetti e confortevoli. Tre parole che amo molto”.

MARCO ROSSATO

Che emozione è stata ricevere il premio SEIF 2024?

“Ho provato un insieme di emozioni. Prima di tutto perché conoscevo i proprietari dell’Acqua dell’Elba. Quindi ci tenevo per una questione di amicizia e poi perché ho avuto l’occasione di stare all’Elba e di offrire alle persone con disabilità che vivono sull’isola un’esperienza a bordo di una barca senza difficoltà. Forse l’emozione più grande è proprio legata a questo. Una imbarcazione come la mia che mi permette di vivere e di muovermi in totale autonomia non esiste in tutto il Tirreno. E per me è meraviglioso poter condividere un pezzo del mio cuore, le mie fortune con chi ha avuto più sfortune di me. E poi è stato bello vedere persone che ci mettono anima e cuore anche nella difesa dell’ambiente. C’erano Marevivo e Ispra e ho visto che le stesse fatiche che faccio io le fanno tante persone che cercano di dare il loro contributo. La cultura del mare serve a migliorare tutto questo mondo. La vita parte dall’acqua, non dalla montagna o dalla sorgente. Ed è responsabilità di ognuno occuparsene. Insieme è più semplice e più efficace!”.

MARCO ROSSATO
Con Stefano Baccelli Assessore alle Infrastrutture Mobilita e Governo del Territorio della Regione Toscana

LUI CHI E’

Vicentino, classe 1974, Marco Rossato si avvicina alla vela all’età di 24 anni; dopo un incidente in moto, che lo rende paraplegico all’età di 27 anni, si confronta con uno sloop di 12 metri che può essere condotto seduto in carrozzina grazie a Luigi Zambon, primo istruttore di Marco e Presidente della Scuola Vela e di Navigazione Sabaudia.

Alla sua morte, nel 2019, Marco riceve da Luigi la sua Tornavento, uno sloop varato nel 1997 e accessibile.

Oggi la Tornavento è al servizio dei Timonieri Sbandati e di tutte le persone con disabilità motoria che vogliono riconquistare autonomia e autostima grazie allo sport e al mare.

Nel 2005 Rossato partecipa al suo primo Mondiale e fonda la sua prima scuola di vela inclusiva, la SailAbility Onlus.

Nel 2017 fonda l’associazione I Timonieri Sbandati ETS, mentre dal 2018 al 2020 è presidente della Classe Paralimpica HANSA 303. Nel 2018 circumnaviga l’Italia in solitaria, compiendo per primo un’impresa mai affrontata da un atleta paraplegico, come racconta nel libro “Cambio Rotta. Io e Muttley 1648 miglia sotto costa in cerca di porti senza barriere” (Ugo Mursia Editore, 2019).

Nel 2023 Marco Rossato è stato impegnato, insieme a Igor Macera, nel progetto “Giro d’Italia – Navigare oltre i limiti”: un nuovo viaggio attorno l’Italia in doppio, in cui i due navigatori paraplegici hanno affrontato il viaggio in carrozzina, rendendo questo evento unico nel suo genere. L’iniziativa volta a sensibilizzare sul tema dell’accessibilità portuale, si è rivolta non solo a persone con evidenti inabilità motorie o sensoriali, ma a tutti coloro che nella vita possono incontrare difficoltà.