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La Spezia Port Service: sui container la sfida della convivenza fra sviluppo, gigantismo e territorio

Del 11 Marzo 2016

Pubblico e privato e loro propensione al cambiamento. Sviluppo e ambiente. Crescita dei traffici e contropartite al territorio e a chi lavora nei porti e vicino ai porti. E’ su queste apparenti contrapposizioni e sulla capacità di limitarne l’impatto, che si gioca il futuro del sistema portuale e del sistema logistico italiano.

Questa l’indicazione di fondo che è scaturita oggi a La Spezia dal convegno Il Valore del porto, voluto e realizzato dal La Spezia Port Service, ovvero dalla community degli operatori portuali (agenti marittimi, spedizionieri e spedizionieri doganali) nel tentativo, di successo, di tracciare una nuova via di sviluppo del porto di La Spezia, chiamato a gestire, generando economia e occupazione, l’impatto di traffici container che – anche con l’avvento delle navi giganti – sono destinati comunque a imporre oneri al territorio e alle comunità costiere.

In un quadro internazionale caratterizzato da una vera e propria rivoluzione del mercato logistico e portuale, e con flussi logistici della merce che in modo sempre piú esasperato – come emerso dalla relazione di Francesco Parola, dell’Università di Genova – tendono a radicarsi solo ed esclusivamente dove le condizioni infrastrutturali, burocratiche e operative, lo rendono conveniente, la proposta degli operatori privati spezzini ha avuto l’effetto di un vero e proprio sasso nello stagno.

Anche in quello della riforma portuale – criticata da Giorgia Bucchioni a nome del La Spezia Port Service. Riforma, le cui possibili modifiche sono state evidenziate da Luigi Merlo, neo consigliere del ministro dei Trasporti, rispetto ai cui contenuti ha espresso non poche perplessità anche l’assessore della Regione Liguria, Edoardo Rixi.

Difronte a queste criticità la comunità portuale di La Spezia, oltre a proporre la formula innovativa del porto lungo o del dry port, a Santo Stefano Magra, ha anche rilanciato la necessità di una forte coesione all’interno del porto che di questa coesione ha fatto il suo elemento di forza e che oggi si confronta con frizioni fra Autorità portuale e enti locali, e con l’affidamento alla giustizia amministrativa (il presidente Forcieri ha annunciato due sentenze del Tar favorevoli al porto) della soluzione di alcuni problemi vitali

Nel corso della tavola rotonda sono emersi molti interrogativi su quello che sarà l’assetto finale del sistema. Sul tema dei corridoi doganali, lo scontro fra Bruno Pisano, della community spezzina e il direttore generale delle Dogane, Giuseppe Peleggi, ha evidenziato come la consapevolezza di ritornare ai territori costieri una parte del disagio generato dai traffici portuali (anche se ogni singolo container garantisce un “reddito” di almeno 100 euro) sia ancora lontana dall’essere compresa a pieno.

E’ emersa invece con forza dagli interventi di Alessandro Laghezza, presidente degli spedizionieri di La Spezia e di Andrea Fontana (agenti marittimi spezzini) l’importanza di un fronte comune che rappresenti una forza autonoma di proposizione e di sostegno dei progetti di sviluppo anche e specialmente nell’era del gigantismo navale.

Tutte le categorie – come ribadito da Michele Pappalardo (Federagenti) e da Roberto Alberti (Fedespedi) sono impegnate sulla linea del fronte del cambiamento. E anche se l’amministratore delegato del La Spezia Container Terminal, Michele Giromini, ha sostenuto la necessità di “pensare positivo”, i problemi in attesa di risposta per fare del sistema logistico Italia (254.000 occupati, come ribadito da Nereo Marcucci, presidente di Confetra) sembrano ancora tanti e complessi, nonostante anche i passi in avanti compiuti dal pubblico ed evidenziati (nel caso delle Dogane) dal presidente di Anasped, Massimo De Gregori.